1

Sante Comunioni 2019

Di seguito alcune foto ricordo delle comunioni di questo anno celebrate il 12 e 19 maggio. Riportiamo anche alcune foto dei ritiri che si sono tenuti a Moncrivello.




FESTA PATRONALE DI SAN CRESCENTINO 02.06.2019

Con la s. Messa celebrata da nostro parroco don Edoardo e la presenza della giunta comunale con Sig. Sindaco Vittorio Ferrero, Sig. Sindaco di Vische, diverse associazioni e tanti fedeli nel nostro paese è stata celebrata la Festa di san Crescentino. Dopo la messa si è svolta la processione per le vie del nostro paese. 




INAUGURAZIONE RESTAURO CHIESA DELLA RESURREZIONE MOSTRA “ARTE E FEDE, TRA VISIBILE E INVISIBILE”

Dopo tanti anni di attesa, di ricerca dei finanziamenti finalmente siamo giunti alla conclusione dei lavori (primo lotto) di consolidamento e restauro del campanile, della copertura e delle facciate della chiesa della Resurrezione.
La chiesa, che per decenni è stata in stato di abbandono ora si vede in parte “risorta”. E chissà che in futuro, magari, si possa vedere la sua totale “resurrezione”. Infatti l’interno della chiesa è ancora da restaurare. Intanto vogliamo festeggiare la conclusione dei lavori. Perciò tutti siamo invitati a intervenire presso la chiesa in via Bena

venerdì 12 aprile alle ore 18.00

Seguirà l’apertura della mostra delle opere del Maestro Antonio Teruzzi.
La mostra resterà aperta dal 13/04 al 21/04 con orari: 10:00 – 12:00 / 15:00 – 18:00




Inaugurazione Nuovo Oratorio

Domenica 14 aprile
presso il Santuario della Madonna del Palazzo avrà luogo la benedizione del nuovo oratorio.

Alle ore 17.00 il nostro arcivescovo, don Marco Arnolfo presiederà l’Eucaristia con la partecipazione del Superiore Generale della Congregazione di S. Michele Arcangelo don Dariusz Wilk, del Superiore della Provincia Italo-Helvetica don Gogdan Kalisztan, dei sacerdoti, delle Autorità Civili del comune di Crescentino, delle Autorità Militari della Stazione Carabinieri di Crescentino, dei bambini, dei ragazzi, dei giovani e dei fedeli della nostra comunità.
Seguirà la preghiera di benedizione, il taglio del nastro e un momento di festa.




PRESENTAZIONE DEL “PORTALE DEGLI ANGELI” 06.04.2019

Alle ore 21.00 in chiesa parrocchiale, in occasione dell’inaugurazione del restauro della Chiesa della Risurrezione, aveva

luogo una manifestazione di carattere religioso, culturale e artistico. È stato
presentato il portale da parte dell’artista scultore Antonio Teruzzi
accompagnato dalla breve presentazione di Chiara Luisi, poi il Maestro Antonio
Teruzzi ha presentato il “Portale degli Angeli”, primo tempo dei canti Coro di
Crescentino, poi collegamento fra portale e fede da parte di Suor Angelita e il
secondo tempo canti Coro di Crescentino.

I prossimi appuntamenti:

11 aprile

Ore 21.00 – presso il Teatrino Comunale:
presentazione del libro “Il portale degli Angeli”. Alla sera parteciperà lo
scultore il Maestro Antonio Teruzzi e l’editore Carlo Pozzoni, letture a cura
di Beatrice Aimaro e Tonino Bosello.

12 aprile

Ore 18.00 – Innaugurazione restauro
della Chiesa della Resurrezione e a seguire della mostra “ARTE E FEDE, TRA
VISIBILE E INVISIBILE” con le opere del Maestro Antonio Teruzzi.

14 aprile

Ore 10.45 – Partenza Processione della “Domenica
delle Palme” dalla Chiesa della Resurrezione.

Ore 17.00 – Presso il Santuario della Madonna del Palazzo “Santa Messa”
presieduta dall’Arcivescovo di Vercelli Mons. Marco Arnolfo e a seguire l’innaugurazione
del nuovo Oratorio Parrocchiale.

La mostra resterà aperta dal 13.04 al

21.04 con orari: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00




III° RADUNO DELLA COMUNITA’ PASTORALE 06.04.2019

In mattinata la nostra Comunità Pastorale si è riunita per spezzare la Parola di Dio. Il brano che ci conduceva era tratto dal Vangelo di Luca 10, 25-37:
In quel tempo un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesùe chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi locaricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».   LECTIO Contestualizzazione del brano vv. 25.28 «Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» «Fa’ questo e vivrai»: tutto ruota intorno al “fare”: il rapporto con Dio, proprio come quello coi fratelli, non può limitarsi a una bella teoria. v. 26 «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?»: se è necessario “fare”, la Parola di Dio (la Legge) può fornire le indicazioni di cui abbiamo bisogno. Ma è anche necessario saper leggere la Parola, saper interpretare la volontà di Dio: certo non “strumentalizzare” o “adattare” la Parola alle nostre esigenze, facendo dire a Dio quel che Dio non ha voluto dire, ma calare la Parola nella concretezza della nostra esistenza. Credo che la Parola di Dio, che ascolto e che condivido con gli altri nella liturgia, nella catechesi…, sia un nutrimento essenziale per la mia vita di ogni giorno? So ascoltare la Parola e confrontarmi con essa nelle situazioni, nelle decisioni concrete? v. 29 «E chi è mio prossimo?»: il dottore della Legge si rende conto che Gesù gli chiede, forse, di percorrerla in un modo diverso da quello che si immagina, o che si è abituati a intendere. v. 30 «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti»: la situazione riproduce una realtà comune e condivisa: la legge dell’amore si può (o si deve) mettere in pratica appena si mette piede fuori casa… sovente sono le situazioni più banali, le persone con cui abbiamo quotidianamente a che fare, ad avere maggior bisogno di un gesto d’amore: è rischiosamente facile “vedere e passare oltre”. vv. 31-32 «Un sacerdote … un levita»: in primo luogo, entrambi dovrebbero essere abituati al contatto con Dio e con la sua Parola, e dovrebbero ben conoscere il comandamento dell’amore … In secondo luogo, pretendono di essere totalmente immersi nella relazione di preghiera con Dio, si illudono di non aver occhi che per lui… ma questo loro sguardo, che vorrebbe essere mistico e profondo, si rivela invece miope e cieco. Quanta attenzione do alle persone che incontro ogni giorno? So “vedere” le loro esigenze, le loro difficoltà? Il rapporto con Dio nella preghiera e nella liturgia mi aiuta a vivere le relazioni con gli altri, o sento queste due realtà come contrapposte? Quando vivo intensamente la preghiera, mi sento portato a fare qualcosa di più, ad avere atteggiamenti più positivi nei confronti dei fratelli? v. 33 «Un Samaritano»: un Samaritano dunque, incontra un Giudeo che ha bisogno di aiuto. Il suo cuore e la sua testa vanno in un’altra direzione: fa il primo passo, il passo della riconciliazione che, come Gesù stesso insegna, parte non da chi ha fatto il male, ma da chi lo ha subìto. Che cosa provo di fronte a un “diverso” che soffre? Come reagisco quando vedo che le persone con cui non ho un buon rapporto, o che mi hanno fatto del male, sono in difficoltà? «vide e ne ebbe compassione»: la “compassione” di cui Luca parla è la stessa di Dio Padre e di Gesù nei confronti dell’uomo bisognoso di premure. Se ogni essere umano è creato “a immagine e somiglianza” di Dio, qui la somiglianza tocca i suoi punti più profondi: ciò che rende davvero “umana” la natura umana è la capacità di commuoversi, di lasciarsi ferire dalle ferite altrui, senza rimanere insensibile. v. 34 «Gli si fece vicino»: i due non avevano fatto finta di niente, ma avevano addirittura cambiato il proprio percorso pur di non entrare in contatto con la sofferenza di quel malcapitato! Anche il Samaritano cambia il proprio itinerario,ma va nella direzione opposta ai due che lo avevano preceduto. «Si prese cura di lui»: ciò che il Samaritano incontra sulla sua strada non è un “imprevisto” anonimo, che va risolto nel modo più sbrigativo e indolore, ma è una persona “speciale”, nella direzione opposta ai due che lo avevano preceduto. «Si prese cura di lui»: ciò che il Samaritano incontra sulla sua strada non è un “imprevisto” anonimo, che va risolto nel modo più sbrigativo e indolore, ma è una persona “speciale”, un amico, anche se sconosciuto, un fratello. «Perché sei un essere speciale / Ed io avrò cura di te» (Battiato). v. 35 «Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore»: il Samaritano coinvolge nella sua azione anche l’albergatore. Da un lato, egli vuole “passare il testimone”, senza pretendere di essere l’unico uomo in grado di occuparsi del ferito; dall’altro, così facendo, esprime ancora una volta la propria buona attitudine verso i suoi simili, fidandosi dell’albergatore e della sua disponibilità. Le sofferenze degli altri mi toccano il cuore, o anche se faccio del bene mi sento in fondo indifferente, “superiore”? So immedesimarmi con gli altri, con i loro bisogni, o rimango col mio “pacchetto preconfezionato” di buone azioni? In quello che faccio, soprattutto negli impegni presi nella comunità a servizio degli altri, ritengo che il mio contributo sia unico e indispensabile? So “farmi da parte” e coinvolgere nel bene anche altre persone, fidandomi di loro? v. 36 «Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo…?»: il “prossimo” in questa parabola è “colui che ama”, mentre nel dialogo col dottore della Legge era “colui che devo amare come me stesso”. Gesù rovescia la prospettiva, ma in fondo i due poli si attraggono. La legge dell’amore è una legge che mette in relazione due persone: tanto A è vicino a B quanto B è vicino ad A… l’essenziale è che questa vicinanza sia stretta. v. 37 «Chi ha avuto compassione di lui»: non basta “compiangere”, esprimere simbolicamente solidarietà con chi soffre:è indispensabile “fare”:sporcarsi le mani,perdere tempo,rinunciare ai propri interessi, ai propri diritti, alle proprie comodità e abitudini, investire risorse ed energie…    Quanto tempo, quante energie dedico a costruire, faticosamente, il bene degli altri? Quali risorse, fra quelle che sento di avere, riesco a investire nel rapporto con i fratelli? Sintesi – attualizzazione La vita cristiana è vita “in relazione” con altri: con Dio, con i fratelli. Gesù rivela che essenziale è “essere prossimo degli altri”, in particolare di chi è più sfortunato e bisognoso. Altrimenti, anche le opere di carità diventano un semplice precetto da assolvere, un compito da eseguire senza coinvolgerci. “Amo” il prossimo, o “uso” il prossimo per sentirmi a posto con la mia coscienza? La scelta di un Samaritano come protagonista è importante: colui che viene etichettato come “diverso”, come “lontano”, come “avversario” è invece il personaggio positivo che Gesù ci invita a prendere come riferimento (…) in Gesù non c’è spazio per i muri che ci chiudono gli uni di fronte agli altri, non c’è distanza -personale, sociale, etnica, religiosa- che l’amore non sappia colmare. Chi non è come me è peggiore di me? E se fa il bene, se si comporta meglio di me? Come lo considero? Il rapporto stretto che c’è tra questo passo e l’incontro tra Gesù, Marta e Maria ci aiuta, infine, a “chiudere il cerchio” e a integrare in modo positivo e fecondo i due aspetti della legge dell’amore. Non si può «concepire un gesto di amore che sia indirizzato al prossimo al di fuori dell’amore divino, né l’adesione affettuosa a Dio al di fuori di una cornice comunitaria» (Bovon). Quanto conta per me l’amore verso Dio, e l’amore per il prossimo? C’è equilibrio nel mio cuore e nel mio modo concreto di vivere queste due relazioni, o posso cambiare qualcosa per armonizzarle sempre meglio? Quali scelte concrete di amore ho fatto all’inizio della Quaresima? Quali posso confermare, o riprendere, per vivere profondamente questo tempo straordinario di ritorno a Dio e ai fratelli nell’amore?    




24 ORE PER IL SIGNORE 29-30 MARZO 2019

Rispondendo all’appello del Papa nella nostra zona pastorale abbiamo vissuto le 24 ore con il Signore, adorando il Santissimo Sacramento. Il tema dell’adorazione era: “Neppure io ti condanno”, tratto dal Vangelo di Giovanni 8,1-11:

            In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

L’adorazione è stata preceduta da tre incontri preparativi: 1° La forza devastante del peccato; 2° La Misericordia di Dio che è molto più grande del peccato; 3° L’abbraccio misericordioso di Dio che ci porta alla riconciliazione con Lui e con i fratelli.

Nell’adorazione hanno partecipato tutti i nostri gruppi parrocchiali, compresi i ragazzi del catechismo, come anche chi voleva incontrare il Signore presente nel Santissimo Sacramento. Durante l’adorazione c’era anche la possibilità di riconciliarsi con il Signore nel sacramento della confessione.

PAOLO TAKASHI NAGAI – testimone della fede in Dio

“Senza Dio sarei soltanto un servo inutile”

Takashi  Nagai nacque in Giappone, a Izumi, non lontano da Hiroshima, nel 1908; nel 1920 all’età di dodici anni, come era tradizione in Giappone, venne mandato a studiare lontano da casa. Il padre era un medico e si dedicava appassionatamente alla sua professione tanto che Takashi decise di seguire le sue orme e di iscriversi alla facoltà di Medicina a Nagasaki. Frequentando l’università, si trovò immerso in una visione materialistica della vita e divenne ateo. Così descrisse quel periodo: “Quanto più approfondivo la conoscenza della struttura del corpo umano nel suo complesso e nei suoi dettagli tanto più rimanevo meravigliato della sua razionalità… non trovavo altro che materia… mi era difficile ammettere l’esistenza di quella cosa vaga che si chiama anima… mi convinsi che nella materia che compone gli organismi dell’individuo non c’è niente di divino…”.
Al terzo anno dell’università si ammala gravemente sua madre; in punto di morte l’ultimo sguardo della donna gli rivela che nell’uomo esiste un’anima: “…gli occhi di mia madre mi hanno confermato che lo spirito umano continua a vivere dopo la morte… e tutto questo fu un’intuizione che mi portò alla convinzione: esiste veramente l’anima”.Nel frattempo Nagai aveva cominciato a leggere i Pensieri di Blaise Pascal rimanendo colpito dalla ragionevolezza che guidava le affermazioni del pensatore francese e di come un grande scienziato fosse arrivato a Dio. Sempre leggendo Pascal rimase fulminato da un altro pensiero: “Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo…”.
La domanda su chi fosse Gesù rimase nel suo cuore fino all’incontro con una famiglia cattolica a cui, come era consuetudine tra gli studenti, nell’ultimo periodo della frequenza all’università, Takashi chiese ospitalità. La famiglia Moriyama discendeva dal gruppo di quei primi cristiani giapponesi convertitesi nel XVI secolo in seguito all’incontro con san Francesco Saverio recatosi allora in missione in Giappone; era una famiglia semplice, dedita al lavoro nei campi e fervente nella fede. Takashi all’inizio non diede molta importanza al comportamento religioso della famiglia poiché era completamente preso dai suoi studi; infatti si laureò con il massimo dei voti ed ebbe molti riconoscimenti tanto che venne assunto come radiologo nel primo Istituto di radiologia dell’università di Nagasaki. Poi, un giorno, si ammalò Midori, la giovane figlia dei Moryama e Takashi le diagnosticò un’appendicite acuta; la portò in ospedale, venne eseguito immediatamente l’intervento e Midori fu salva. Da quel momento Midori, grata per la generosità del dottore, pregò incessantemente la Madonna per la conversione di Takashi. Questi fu anche chiamato alle armi durante la guerra contro la Cina e Midori non mancò un solo giorno di pregare per il dottore: “Vergine Santa, proteggi questo giovane e non permettere che sia ucciso da una pallottola durante la guerra. Fa’ che prima egli conosca Gesù”. Midori gli inviò anche un catechismo cattolico e il dottore cominciò a leggerlo e a sentirsi attratto dal Cristianesimo, ritrovandosi spesso a pensare a Gesù e a pregarlo. Tornato dalla guerra, Takashi decise di incontrare il parroco della cattedrale di Urakami a cui confidò: “Sono stato ateo convinto e ho sempre pensato che la religione fosse roba per gente debole e ignorante. Poi il cristianesimo… ho sempre pensato che fosse un prodotto occidentale, qualcosa che un giapponese deve decisamente rifiutare. Ma ora non penso più così…”. Takashi cominciò a frequentare la chiesa e nei momenti liberi dai suoi impegni in ospedale, amava restare in silenzio per pregare. Decise poi di chiedere il Battesimo; nel mese di giugno dell’anno 1934, a ventisei anni, ricevette il Santo Battesimo e prese il nome di Paolo, in ricordo di san Paolo Miki, il martire giapponese che morì crocifisso come Gesù il 5 febbraio 1597 proprio a Nagasaki. Intanto l’affetto tra Paolo Takashi e Midori si era tramutato in un sentimento più importante ed essi  manifestarono il desiderio di sposarsi. Dal loro matrimonio nacquero due figli, un maschio e una femmina; nel 1937 il dottor Takashi era di nuovo sotto le armi in Cina, come medico del corpo sanitario militare. Rimase al fronte per tre anni ed ebbe modo di toccare con mano l’assurdità della guerra. Ma l’attendeva una guerra ben più feroce e distruttiva, infatti anche il Giappone partecipò alla seconda guerra mondiale a fianco della Germania e dell’Italia nel famoso patto “Asse Berlino-Roma-Tokio”. In Giappone si moltiplicarono i disagi e tutto cominciò a scarseggiare, anche negli ospedali. Paolo continuò senza sosta il suo lavoro senza risparmiarsi e, a motivo della carenza di lastre e pellicole, dovette ricorrere alle radioscopie: ciò comportò una grande e pericolosa dispersione di raggi nel suo corpo. Inevitabilmente la sua salute ne risentì fino a che, dopo una serie di analisi, scoprì di essere malato di leucemia. Quando lo disse alla moglie, questa gli rispose: “Prima di sposarci spesso dicevamo che la nostra vita l’avremmo spesa per la gloria di Dio: e la Gloria di Dio è la carità. Tu hai dato tutto per gli altri: con la tua vita hai seminato soltanto amore. Ti amo e ti amerò per questo”. La sera del 6 agosto 1945 si diffuse la notizia che una terribile e devastante bomba era stata sganciata su Hiroshima, ma ancora nessuno sapeva che genere di esplosivo fosse. Paolo Takashi e Midori decisero di portare i bambini in campagna, dalla nonna materna, per metterli al riparo dai bombardamenti; poi Midori tornò a casa e Paolo continuò il suo lavoro in ospedale. Il 9 agosto venne sganciata la bomba atomica anche su Nagasaki. In pochi secondi una città di 200.000 abitanti venne dimezzata e i superstiti si aggiravano per la città come larve, con la pelle ustionata. Il dottor Paolo Takashi al momento dell’esplosione si trovava in ospedale, così raccontò quei momenti: “…sembrava che una mano gigantesca mi avesse afferrato e scagliato a metri di distanza… schegge di vetro giravano intorno alla stanza come foglie nel turbine… assi, travi, persone ballavano nell’aria…” . Quando tutto tornò fermo fu soccorso da alcuni colleghi che gli prestarono le prime cure. Poi tutti insieme, nei giorni 10 e 11 agosto, si dedicarono alla cura dei feriti che riuscivano a raggiungere l’ospedale. Paolo, dopo aver dato ogni energia possibile, si recò a casa dalla moglie, ma una volta giunto sul posto a fatica riconobbe la sua abitazione: era tutto bruciato, identificò il soggiorno e a terra trovò alcuni resti umani; Midori probabilmente era morta mentre pregava, perché accanto a lei fu trovato fuso un pezzo della corona del rosario. Paolo raccolse in un secchio i resti della moglie e li portò al cimitero di Urakami dicendole: “…Midori, quel che mi resta lo spenderò per fare ancora del bene: in ricordo di te, per amore di te che mi hai portato all’amore di Cristo”. Infatti trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla carità e ad un’opera instancabile a favore della pace; contribuì anche alla ricostruzione della città mettendo a disposizione i guadagni che gli venivano dalla pubblicazione dei suoi libri. Scrisse anche un libro-testamento per i suoi figli : “…avete già perso vostra madre…la mia morte vi lascerà totalmente orfani… e piangerete. Sì, potrete sciogliervi in lacrime, purché il vostro pianto sia sempre davanti al Padre che è nei cieli. Noi sulla parola di Gesù crediamo che beati sono quelli che piangono perché saranno consolati. Lasciate dunque che le vostre lacrime scorrano alla sua presenza e Lui le asciugherà. Tutto ciò che ho da lasciarvi è una capanna…  ma Gesù ci dice che i tesori sono le anime e non le cose. Sì, ciascuno di noi è un figlio del Padre Celeste. Questo dà a ciascuno di noi un immenso valore…”.Nella primavera del 1947 si mise definitivamente a letto; il 28 dicembre del 1949 venne dichiarato eroe nazionale e ricevette tantissimi riconoscimenti dal Giappone e dall’estero, a tutti lui rispondeva: “…La luna sarebbe buia senza la luce del sole. Il sole è Gesù; io rifletto soltanto un po’ della sua luce. Voi lo sapete che non mi illudo su me stesso. Senza Dio io sarei soltanto un servo inutile…”. La  mattina del 30 aprile del 1951, essendosi aggravato, fu portato in ospedale dove morì affidandosi a Gesù, a Maria e a Giuseppe e chiedendo a chi lo assisteva di pregare con lui.




24 ORE PER IL SIGNORE

Su indicazione del Santo Padre Francesco. la Chiesa cattolica si muove unita verso un significativo momento di riflessione e preghiera in vista delle prossime festività pasquali.

Anche la nostra Parrocchia partecipa a questo invito

Qui trovi il programma completo




PROCESSIONE IN ONORE DI SAN GIUSEPPE 24.03.2019

Oggi nella chiesa di San Giuseppe è stata celebrata la solenne Eucarestia presieduta dal nostro parroco don Edoardo con la partecipazione della Giunta Comunale. Dopo la s. Messa si è svolta la processione in onore di San Giuseppe per le vie di Crescentino.


Mt 1,18-25

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.




PRIMA CONFESSIONE 09.03.2019

Sabato 9 marzo i bambini della terza elementare per la prima volta nella loro vita si sono accostati al sacramento della prima confessione durante il ritiro organizzato per loro nel Santuario Madonna del Palazzo. Dopo la confessione è stato preparato per loro, da parte delle catechiste, il piccolo rinfresco per concludere la Festa del Perdono. Domenica, durante la s. messa delle ore 11.00 sono stati presentati alla nostra Comunità, con solenne professione della fede e con la benedizione speciale.