DON SECONDO POLLO: un amico
tra i Santi
Chi è Don Secondo? Un prete diocesano,
che ha intuito e vissuto il ministero come via alla santità, con gioiosa
obbedienza: importante non era fare il parroco, il docente del seminario o
l'assistente della GIAC, era stare la dove Dio lo chiamasse: servire la chiesa
ovunque, dove si è chiamati.Un prete che torna da Roma, con un paio di lauree,
in genere ha un futuro segnato: la docenza o dintorni. Don Secondo, no. Gli
spazi sono diversi: il seminario di Moncrivello, ma in contemporanea il
ministero nelle parrocchie: Cigliano con i Ronchi e la Petiva, Borg D'Ale,
Saluggia, Livorno Ferraris e persino oltre i confini della diocesi; un ministero
che spaziava dalle comunità parrocchiali ai cascinali sparsi, dalla cattedra di
scuola alla gente semplice: adulti, poveri, bambini, poi in direzioni ancora più
esigenti ed impegnative: la direzione spirituale dei seminaristi, la docenza di
filosofia e di teologia in seminario, l'impegno educativo tra i giovani di A.C.
l'attività di conferenziere e di confessore; e poi anche quella del carcere, non
senza l'esercizio nascosto dei mille gesti di misericordia nei segreti rivoli
che solo il prete conosce. Ed infine il rischioso servizio nel turbine della
guerra. Il racconto sobrio di un testimone parla da solo: "quando ci fu un po'
di calma mi trovai in una piccola piana (piana di Dragali) dove c'erano morti e
feriti. Vidi Don Pollo, era là solo, appoggiato ad alcune rocce, sotto bassi
arbusti, era pallidissimo; gli corsi vicino e gli domandai: "Don Pollo, ma non
sta bene?". Mi rispose: "guarda gli altri, stanno peggio di me". Indossava il
pastrano, come tutti noi alpini che in Monte Negro avevamo avuto al posto della
usuale mantellina grigioverde... si avvicinarono altri alpini e lo chiamavano:
"Don Pollo, Don Pollo!". Lui rivolse gli occhi al cielo, tracciò con la mano il
segno di croce e disse ancora: "benedico il mio battaglione Val Chisone".
Qualcuno lo sentì ancora sussurrare : "Vado a Dio che è tanto Buono!". Reclinò
il capo e morì. Come Stefano, nel suo giorno, il 26 dicembre 1941: "Signore Gesù
, accogli il mio spirito".
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