Obelisco

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Il misterioso obelisco del santuario

Fra i numerosi reperti storici ed archeologici, di cui abbonda il nostro santuario della Madonna del Palazzo, si trova un piccolo obelisco in pietra granitica, sormontato da una cuspide in cemento, situato a fianco della statua di Padre Pio. Su di esso compaiono anche delle scritte latine e delle date, apparentemente misteriose: + C.P.E.  XV Kal. Maias / MDCCXCVIII, mentre sul fianco, con diverso stile, si legge: Anno Domini 1740. Il tempo, com’è noto, cala sempre la sua cortina fumosa sulla storia, recidendone il filo della memoria. Ma da un più attenta analisi del cippo, abbiamo potuto scoprire che esso, in realtà, era stato scolpito per ricordare l’inizio del primo progetto riguardante la ricostruzione del santuario, progetto che s’interromperà  e sarà ripreso in modo diverso solo verso il 1755. La scritta posta davanti, però, è molto più interessante, poiché  ricorda un periodo storico fra i più tormentati della città di Crescentino e del suo circondario. Le iniziali C.P. E. significano esattamente: “Communi Pecunia Erexerunt”, vale a dire questo cippo fu eretto con il concorso economico di tutta la comunità il 15 maggio 1798, epoca in cui le truppe francesi di Napoleone occuparono il Piemonte e con esso anche la città di Crescentino. L’obelisco doveva simboleggiare per tutti le idee di libertà, di uguaglianza e di fraternità portate dal nuovo regime e, durante la sua inaugurazione, sindaco, notabili e popolazione furono costretti ad assistere alla cerimonia che doveva iniziare una nuova era di pace e di progresso. Com’è noto, le cose non andarono così. Violenze, ruberie, sopraffazioni furono all’ordine del giorno. Le nostre tre confraternite furono requisite, profanate  ed adibite a stalle per i cavalli, mentre alla popolazione furono richiesti sia contributi in denaro, sia mezzi di sussistenza per le truppe, tanto che nacque subito il detto dialettale: liberté, fraternité, egalité, i fransais ij van en carossa, i piemontais ij van a pé (Libertà, uguaglianza, fratellanza, i francesi vanno in carrozza, mentre i piemontesi vanno a piedi).

 Mario Ogliaro