Spiritualità dei Padri Micheliti

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Simbolo CongregazioneOgni Ordine religioso, Congregazione o Società di Vita Apostolica basa la sua vita sul diritto canonico e sulle Costituzioni approvate dalla Santa Sede. Le Costituzioni, usando un linguaggio giuridico, presentano il carisma, la particolarità di ogni comunità religiosa, il modo concreto per realizzare la propria via di salvezza. Anche la nostra Congregazione presenta il cammino di un michelita verso la santità, proprio attraverso le nostre Costituzioni. Per conoscerci meglio riscopriamo il nostro carisma così come viene presentato dalle nostre costituzioni.

La nostra Congregazione, riconosciuta dalla Chiesa con il nome: di  Congregazione di San Michele Arcangelo, è costituita da una comunità di sacerdoti e di fratelli laici; è stata fondata da Beato Bronisalo Markiewicz e approvata dalla Santa Sede come istituto religioso clericale di diritto pontificio dedito ad opere di apostolato. Tutti i membri della Congregazione professano i consigli evangelici emettendo i voti religiosi di: castità, povertà e obbedienza. “I fini dell’Istituto sono la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la propria santificazione, tramite l’osservanza nella propria vita della regola della temperanza e del lavoro, come efficace rimedio per risolvere le controversie e appianare le inquietudini degli uomini” (3).

La nostra legge fondamentale precisa i campi in cui opera il nostro apostolato, ricordando anche la necessità di leggere in modo giusto i segni dei tempi. Il primo nostro compito è l’educazione dei bambini e dei giovani, soprattutto quelli più poveri ed orfani; poi, in un secondo momento, la cura delle anime con particolare riferimento a quelle che sono trascurate materialmente e spiritualmente. Vengono poi elencati altri campi del nostro apostolato: gli esercizi spirituali e le missioni popolari, le missioni all’estero, l’attività editoriale, promozione e l’aiuto alle vocazioni sacerdotali e religiose, altre opere di misericordia cristiana necessarie nei diversi momenti storici.

Questi sono i nostri obbiettivi e campi di lavoro; certamente la realizzazione del nostro carisma dipende anche dalle situazioni concrete. In ogni nazione dove svolgiamo il nostro servizio cerchiamo di realizzare il nostro carisma rispettando anche le realtà locali. Si deve comunque sottolineare che il nostro primo compito, seguendo l’esempio del nostro Fondatore, Padre Bronislao Markiewicz, è l’educazione e la cura pastorale dei giovani e dei bambini.

Il Patrono della nostra Congregazione, scelto da Padre Bronislao Markiewicz, è San Michele Arcangelo.

San MicheleL’Arcangelo Michele era già considerato dagli Ebrei come il principe degli angeli, protettore del popolo eletto, simbolo della potente assistenza divina nei confronti di Israele. Nell’Antico Testamento appare per tre volte, in particolare nel libro di Daniele (Dn 10,13.21; 12,1), dove è stato indicato come difensore del popolo ebraico e capo supremo dell’esercito celeste che difende i deboli e i perseguitati. Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che veglia sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro  (Dn 12,1).

II suo nome MikaEl significa Chi è come Dio? A San Michele e attribuito il titolo di arcangelo, lo stesso titolo con cui sono designati Gabriele forza di Dio e Raffaele  Dio ha curato. Nel Nuovo Testamento, S. Michele Arcangelo è presentato come avversario del demonio, vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori. Troviamo la descrizione della battaglia e della sua vittoria nel capitolo 12° del libro dell’Apocalisse: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il  drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato il diavolo e il  satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una  voce potente nel cielo che diceva: “Ora si e compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a Voi, terra e mare, perché il diavolo e precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo. “(Ap 12, 7-12)

Per i cristiani, quindi, l’Arcangelo S. Michele è considerato come il più potente difensore del popolo di Dio. Nell’iconografia, sia orientale che occidentale, S. Michele viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia in mano; sotto i suoi piedi il dragone – il mostro, satana, sconfitto nella battaglia. I credenti da secoli si affidano alla sua protezione qui sulla terra, ma anche particolarmente nel momento del giudizio, come recita un’antica invocazione: “San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento, affinché non periamo nel giorno del tremendo giudizio .” L’Arcangelo viene riconosciuto anche come guida delle anime al cielo. Questa funzione di S. Michele è evidenziata nella liturgia romana, in particolare nella preghiera dell’offertorio nella messa dei defunti: “Signore Gesù Cristo, libera le anime dei fedeli defunti dalle pene dell’inferno; san Michele, che porta i tuoi santi segni, le conduca alla luce santa che promettesti ad Abramo e alla sua discendenza.”

La tradizione attribuisce a San Michele anche il compito della pesatura delle anime dopo la morte. Perciò in alcune sue rappresentazioni iconografiche, oltre alla spada, 1’Arcangelo porta in mano una bilancia. Inoltre, nei primi secoli del cristianesimo, specie presso i Bizantini, San Michele era considerato come medico celeste delle infermità degli uomini. Egli veniva spesso identificato con l’Angelo della piscina di Betzatà di cui si parla nel capitolo 5 del Vangelo di S. Giovanni: “Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua, il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto” (Gv 5, 24). Cosi canta l’inno akatisto a S. Michele Arcangelo della liturgia bizantina: “Non solo hai sconfitto il drago grande e terribile nel tuo santuario di Chone, ma si e formato un corso d’acqua guaritrice di ogni malattia del corpo”. San Michele, infine, ha il singolare privilegio di prestare 1’ufficio di assistenza davanti al trono della Maestà Divina. Egli stesso si presentò così al vescovo Lorenzo:Io sono Michele e sto sempre alla presenza di Dio …”. La liturgia del Concilio di Trento così pregava offrendo 1’incenso: “Per intercessione di S. Michele Arcangelo che sta alla destra dell’altare dell’incenso … degnati di accettare e benedire quest’offerta dell’incenso …”.

La Chiesa oggi celebra, il 29 settembre la festa di San Michele, unita insieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele. In passato, due erano le feste liturgiche in onore dell’Arcangelo (che si conservano ancora per la città di Monte Sant’Angelo): il 29 settembre, festa celebrata inizialmente solo a Roma, come ricordo della dedicazione di un’antica Basilica eretta in suo onore sulla via Salaria, e 1’altra, 1’8 maggio, anniversario dell’apparizione di San Michele al Gargano e, in modo particolare, celebrazione dell’episodio della Vittoria. A partire dall’XI secolo, queste due ricorrenze particolari dal Santuario del Gargano si diffusero in tutta l’Europa. Nel Medioevo, infatti, entrambe venivano riferite al nostro Santuario: 8 maggio: anniversario delle apparizioni; 29 settembre: dedicazione della Basilica. La festa dell’Apparizione di san Michele 1’8 Maggio fu istituita da papa Pio V (1566-1572).

A San Michele furono dedicate diverse chiese, cappelle e oratori in tutta Europa. Spesso 1’Arcangelo viene rappresentato sulle guglie dei campanili, perché è considerato il guardiano delle chiese contro satana. Inoltre a lui vengono dedicate anche numerose cappelle ed ossari nei cimiteri. Numerose città in Europa (Jena, Andernach, Colmar) lo venerano come santo patrono; in Italia troviamo sotto la sua protezione più di 60 località (tra le quali Caserta, Cuneo, Alghero, Albenga, Vasto…). A Lui si sono affidati interi popoli come i Longobardi, sovrani come Carlo d’Angiò, grande protettore del Santuario del Gargano, e i regnanti della dinastia dei Valois.

E’ invocato come protettore dei farmacisti, dei doratori, dei commercianti, dei fabbricanti delle bilance, dei giudici, dei maestri di scherma, dei radiologi e alla sua protezione si affidano anche i poliziotti e i paracadutisti di Francia e d’Italia.

Inoltre la nostra Congregazione nutre una fervente devozione a Maria Santissima, a San Giuseppe e San Stanislao Kostka, in Polonia scelto come patrono dei giovani e dei bambini. Si deve anche ricordare che il nostro fondatore per un certo periodo appartenne alla Congregazione Salesiana (vedi articolo dedicato alla vita di Padre Bronislao); la nostra Congregazione rientra nella Famiglia Salesiana. A sua volta alla famiglia michelita oltre alla Congregazione maschile di San Michele appartengono, anche le Suore di San Michele Arcangelo, anch’esse fondate da Padre Bronislao e recentemente arrivate in Italia, dove hanno aperto la loro casa religiosa presso il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo. Alla famiglia michelita appartengono anche i movimenti apostolici che raggruppano chierici e laici che nel proprio stato di vita condividono con noi e cercano realizzare il nostro carisma.

Per realizzare la nostra chiamata e per rispondere alle sfide di oggi siamo chiamati ad essere fedeli allo spirito della nostra Congregazione. Tutti i Micheliti hanno l’obbligo di seguire il pensiero del loro Fondatore e cercare di realizzare le sue iniziative, in modo particolare quelle che riguardano la natura, i fini, lo spirito e il carattere dell’Istituto, nonché le sane tradizioni in quanto segno del loro patrimonio spirituale (9). L’essenza della nostra spiritualità esprime il significato del nome di San Michele Arcangelo: “Chi è come Dio!” La stessa scelta da parte del Fondatore proprio di San Michele ricorda che siamo chiamati fare, agire e vivere per Dio. Nelle costituzioni leggiamo: L’esclamazione “Chi è come Dio” è la professione della fede, della speranza e della carità. Essa  esprime l’ammirazione, l’adorazione e la contemplazione di Dio Creatore, Salvatore e Santificatore, suscita lo zelo, la fortezza e perfino incoraggia alla lotta per la gloria di Dio, quando ce ne fosse bisogno(10). Dalla nostra consacrazione a Dio, fatta tramite il battesimo e la professione religiosa, scaturisce il compito apostolico di mostrare agli altri la Verità conosciuta. Siamo inviati in modo particolare ai bambini e ai giovani abbandonati, nonché alla gente che vive negli ambienti dove l’attività apostolica, a causa della minaccia per la vita cristiana, esige più coraggio e abnegazione di se stessi (AT I, p. 103; cfr. BB, p. 60). Il nostro servizio apostolico dovrebbe aiutare le persone che soffrono moralmente e fisicamente e che si sentono perdute e piene di dubbio, a ritrovare il senso della vita e l’ottimismo cristiano(11).

Per testimoniare nella nostra l’attività pastorale che Dio è veramente tutto per noi, beato Markiewicz ci ha indicato la strada sicura della temperanza e del lavoro. Nei suoi scritti descrive così la virtù della temperanza: La virtù della ‘temperanza’ invece esprime un punto importante della vera religione, cioè il rinnegamento di se stesso insieme alla lotta continua contro tutte le tentazioni; in una parola la sapienza della Croce di Cristo. La temperanza è decisiva per la santità dell’uomo e per la grandezza del suo carattere. Chi ama molto la temperanza e la mortificazione è un grande  santo. La temperanza, infine costituisce il lavoro spirituale perfetto e sublime senza del quale nessun altro lavoro avrebbe alcun significato, in quanto non ci condurrebbe al nostro “Fine ultimo” che è Dio e non ci darebbe la felicità eterna e nemmeno quella temporale. Anche il suo concetto di “lavoro” è molto significativo e viene visto in chiave educativa: Per quanto riguarda il nostro metodo, da noi in primo piano si trova ‘il lavoro spirituale’, che ha lo scopo di salvare la nostra anima, mantenendo sempre una vita di grazia soprannaturale; ‘il lavoro intellettuale’, fatto secondo i programmi vigenti nelle scuole statali…, ed infine ‘il lavoro fisico’ comandato da Dio. Oggi purtroppo, il lavoro spirituale non viene affatto riconosciuto e il lavoro manuale viene addirittura disprezzato. Il nostro sistema, invece, è il metodo di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Padri della Chiesa che… si distinguevano per la loro dedizione al triplice lavoro…

Nelle nostre costituzioni la temperanza e il lavoro vengono indicati come segni caratteristici del nostro stile di vita. La temperanza e il lavoro costituiscono l’essenza della nostra spiritualità e sono un segno caratteristico della formazione, della vita e della missione dei membri della Congregazione di San Michele Arcangelo. Una persona temperante e laboriosa partecipa all’azione espiatrice di Cristo, impara e nello stesso tempo insegna a dominare gli impulsi ed è creativa. Invitando alla penitenza indica la strada per trovare la pace interiore  (12). La temperanza è la principale virtù morale, uno dei pilastri che assicurano la felicità temporale ed eterna (PDW II, p. 4). Essa vigila sull’attività e sull’adeguato uso dei frutti del lavoro, rende possibile il pieno sviluppo della personalità e l’armonioso progresso sociale. La sua più alta espressione – l’umiltà – “costituisce la condizione dell’efficace partecipazione alla grande causa della redenzione dell’umanità, il pegno delle più grandi grazie e dei doni di Dio, l’unica via alla grandezza vera” (CW, p. 157). “La ricchezza, la fama, gli onori e tutto quello che il mondo apprezza non dovrebbero avere alcun fascino per noi” (CW, p. 166) (13).

Un altro elemento che ci deve caratterizzare  e che esprime proprio la virtù della temperanza è lo spirito di mortificazione e di penitenza:  Rispondendo alla chiamata del Divino Salvatore dobbiamo continuamente dominare le nostre passioni, portare la croce dei nostri impegni, accettare i dolori e i torti sottomettendoci alla Divina Volontà (CW, p. 146) per amore di Cristo. Tutti i confratelli siano pronti a sopportare, nello spirito di penitenza, il freddo e il caldo, la fame e la sete, la fatica e il disprezzo ogni volta che lo esigeranno la gloria di Dio, la salvezza della propria anima o il bene spirituale del prossimo (14).

Inoltre non si deve dimenticare che lo stile di vita, testimonia chi siamo e per cosa siamo chiamati. Le nostre costituzioni ci invitano ad  accontentarsi del poco e rinunciare alle cose utili ma non indispensabili  questo conduce alla libertà dello spirito, facilita la disponibilità del religioso, contribuisce alla sua serenità e al suo ottimismo, nonché all’efficacia nell’agire. Un segno particolare dello stile di vita dei membri della Congregazione di San Michele Arcangelo è il non uso del tabacco e dell’alcool in spirito di espiazione e di povertà religiosa, nonché per motivi educativi e sociali. Viviamo lo stile di vita delle famiglie povere del luogo(15).

Il concetto del lavoro che ci deve distinguere nel nostro cammino di santificazione viene presentato così:  Per volontà di Dio il lavoro costituisce un dovere e un privilegio dell’uomo. Solo tramite il lavoro l’uomo raggiunge la pienezza del proprio sviluppo, collabora con il Creatore nella continua trasformazione del mondo, espia i peccati, guarisce le debolezze della propria natura e, inoltre, procura i mezzi necessari per il suo mantenimento. Il lavoro suscita il senso della propria dignità e offre soddisfazione. Esso è fonte di salute e di forza, sia delle persone singole, sia delle intere nazioni (CW, p. 168, KDK n. 67; LE). Gesù Cristo e la Sacra Famiglia di Nazareth ne costituiscono un esempio(16). Nella vita quotidiana dobbiamo dedicarci al triplice lavoro: spirituale, intellettuale e fisico. Proprio perché la Congregazione è a servizio dei lavoratori, tutti i sodali dovrebbero distinguersi per la laboriosità. Indipendentemente dai compiti svolti, ogni confratello deve acquistare certe abilità pratiche, tanto utili nell’attività apostolica. Il nostro agire deve distinguersi per perseveranza, intraprendenza e parsimonia(17). La regola della temperanza e del lavoro svolge un ruolo importante non solo nella vita delle singole persone e delle famiglie, ma anche delle intere nazioni, specie quelle trascurate socialmente ed economicamente. La temperanza e il lavoro, intesi secondo il nostro spirito, rivelano la dignità dell’uomo, sono fonte di energia creativa, mitigano la gravità dei conflitti, assicurano l’indipendenza economica, contribuiscono all’equilibrio, alla fraternità e alla pace nel mondo (AT I, p. 281)(18).

Il nostro carisma e la nostra spiritualità si esprimono concretamente nell’attività apostolica. Per conoscere meglio i compiti ai quali siamo chiamati come Micheliti, le nostre costituzioni ci indicano i compiti e i metodi concreti.  L’apostolato consiste anzitutto nella testimonianza della nostra vita consacrata che siamo tenuti a coltivare con la preghiera e la penitenza (cfr. can. 673). L’attività apostolica e caritativa appartengono alla natura della nostra vita religiosa (cfr. can. 675 § 1). Memori delle parole di Cristo: “Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40) i confratelli sono aperti alle necessità della Chiesa e ai problemi del mondo contemporaneo, cercano di trovare il posto assegnato loro da Dio e di realizzare pienamente la loro vocazione secondo il carisma del Fondatore (19).

Il fine particolare della Congregazione è l’educazione dei bambini e dei giovani abbandonati. Dobbiamo quindi occuparci soprattutto dei ragazzi abbandonati e orfani, creare per loro le condizioni di una vita familiare, aiutarli materialmente, intellettualmente e spiritualmente, difenderli di fronte alla minaccia della perdita della fede e al male morale, anzitutto negli ambienti più miseri. Nel lavoro educativo viene usato il metodo preventivo (20). Per adempiere in modo più vasto ai compiti apostolici la Congregazione dirige istituti educativi, centri giovanili e altre simili istituzioni; organizza, secondo le necessità e possibilità, scuole e istituti professionali per i giovani del luogo e dei dintorni. Gli educatori e gli insegnati devono non solo educare i giovani loro affidati dal punto di vista professionale, ma anche, nello stesso tempo, formare in loro una mentalità cristiana, insegnare le sane regole morali, nonché suscitare il generoso servizio a Dio, alla patria e al prossimo (21). Uno dei mezzi importanti per educare la gioventù sono gli oratori che devono essere organizzati presso ogni nostra comunità. Gli oratori devono essere organizzati in modo che i giovani possano trascorrervi il tempo libero, acquisire le basi dell’educazione cristiana e approfondire la loro vita spirituale. Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai ragazzi poveri e abbandonati. Negli oratori bisogna invitare e formare i ragazzi e i giovani a svolgere il servizio liturgico dell’altare. Con una particolare premura vengono seguiti i ragazzi che mostrano di avere la vocazione sacerdotale e religiosa aiutandoli a realizzare i loro desideri (GE, n. 4) (22).

Altro campo principale per realizzare il nostro carisma è il servizio pastorale, che spesso si esprime nella cura delle parrocchie o dei santuari.  Assumiamo, secondo le possibilità e le necessità attuali della Chiesa, diverse forme di servizio pastorale. Siamo soggetti alla potestà dei Vescovi e siamo tenuti a seguirli, con devoto ossequio e riverenza, quanto alla cura delle anime, l’esercizio pubblico del culto divino e le altre opere dell’apostolato. Nell’esercitare l’apostolato esterno siamo soggetti anche ai nostri Superiori e rimaniamo fedeli alla disciplina e al carisma della nostra Congregazione. Nel regolare le opere dell’apostolato religioso i nostri Superiori e i Vescovi diocesani procedano di comune accordo. Cerchiamo con il nostro atteggiamento di suscitare nei fedeli la consapevolezza dell’unione con Cristo e la responsabilità per le sorti della Chiesa e dell’intera famiglia umana (cfr. can. 678 e 682) (23).

Nel nostro servizio pastorale siamo chiamati, oltre alla particolare cura dei bambini e dei giovani, ad essere sensibili alla presenza dei poveri e alle loro necessità.  La Congregazione, memore delle parole di Cristo: “I poveri infatti li avete sempre con voi” (Mt 26,11), prende in carico diverse opere caritative. I confratelli, ricordando l’avvertimento del Fondatore, basato sull’insegnamento dei Padri della Chiesa: “Non soccorrere il povero nell’estrema necessità equivale all’omicidio” (PP 1905, p. 36; GS, n. 69), vanno incontro con aiuti materiali alle persone che soffrono la miseria e in modo particolare alle famiglie numerose (24).

Un altro campo del nostro servizio sono le missioni popolari e gli esercizi spirituali. I sacerdoti devono predicare volentieri gli esercizi spirituali e le missioni popolari. Annunciando la parola di Dio mettono un particolare accento sulla crescita della fede, sulla famiglia, sull’educazione cristiana dei bambini e dei giovani suscitando un’incrollabile fiducia nella misericordia di Cristo e nella potenza salvifica dei suoi sacramenti (25).

La nostra Congregazione è nata in Polonia, ma questo non significa essere limitati nel nostro agire solo alla chiesa Polacca. Secondo il desiderio del Beato Padre Bronislao siamo chiamati ad andare anche all’estero per realizzare la nostra chiamata.  La Congregazione, consapevole del carattere missionario della Chiesa, invia, secondo la possibilità, i suoi sodali nelle terre di missione. I nostri missionari, dedicandosi con l’aiuto dello Spirito Santo all’opera evangelizzatrice, mostrano Gesù Cristo, annunciano la sua pace e Gli danno testimonianza con la pazienza, la longanimità, la benignità e la carità sincera (AG, 24). Annunciando la Buona Novella insegnano con il loro  esempio il modo di vivere laborioso e temperante e circondano con le loro premura la gioventù abbandonata nello spirito della nostra Congregazione (AT, I, p. 167) (26).

Seguendo l’esempio del Fondatore nel nostro servizio siamo chiamati ad operare in modo giusto attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Per adempiere il comando di Cristo: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28,19) i confratelli si inseriscono nell’opera di evangelizzazione del mondo usufruendo dei mezzi della comunicazione sociale. Pubblicano quindi e divulgano buoni libri, giornali, oltre a servirsi di altri mezzi di informazione usufruendo delle scoperte del pensiero umano e della tecnica (27).

Con particolare cura siamo chiamati anche a aiutare i giovani nella riscoperta delle vocazioni sacerdotali e religiose. La Chiesa di Cristo, per adempiere la sua missione, necessita sempre di nuovi lavoratori. Sono nostro dovere la cura, la premura e la preghiera raccomandataci da Cristo per le vocazioni sacerdotali e religiose, nonché per gli istituti secolari (cfr. Pio XII, “Provida Mater Ecclesia”) (29).

Infine le nostre Costituzioni ci ricordano che la nostra pastorale non dipende dal nostro attivismo ma soprattutto deve partire dal cuore, dalla preghiera, dalla nostra fedeltà al Signore. Il successo del nostro apostolato dipende non tanto dalle condizioni esteriori, ma dal nostro atteggiamento interiore, dallo spirito di preghiera, dalla vita temperante e mortificata, nonché dal nostro impegno creativo. La nostra attività apostolica dovrebbe distinguersi per sincerità, prudenza, coraggio, benevolenza e zelo (30).

Inoltre ci ricordano che noi da soli non possiamo tutto, abbiamo bisogno di collaboratori, per costruire insieme la comunità e solo insieme a loro realizzare la nostra strada verso la santità.  Dedicandoci all’attività apostolica dobbiamo cercare di attirare molti collaboratori affidando loro, secondo la loro specifica competenza, alcuni settori. L’appartenenza spirituale alla famiglia michelita dei collaboratori e dei membri sostenitori comporta l’obbligo di divulgare con le parole e con le opere la nostra spiritualità (31).